Tuesday, December 05, 2006

..quello spirto guerrier, che entro mi (dist)rugge..

"Il Ribelle è un uomo che dice no. A che cosa? All'ordine costituito, a credenze, valori, opinioni, regole, comportamenti, comuni alla società nella quale vive, in cui non si identifica e non si riconosce.
E' nato in un luogo e in un tempo non suoi.
E' uno spostato, un borderline.
Ma non vuole farsi normalizzare, omologare, inglobare.
Per questo dice no.
Anzi lo grida in modo che tutti possano sentirlo.
Non si nasconde.
Ed è pronto ad assumersi le responsabilità e le conseguenze del suo rifiuto, addebitandole solo ed esclusivamente a se stesso.
Il Ribelle paga di persona.
Detesta le mezze misure, le morali a metà, le vie traverse, le mediazioni.
Ama lo scontro frontale.
E' un combattente a viso aperto.

Il Ribelle è un "chevalier seul".
Non si propone obiettivi politici.
Vuole solo rimanere se stesso, fedele a una sorta di inconscia promessa che si è fatto da ragazzo.
Il suo ordine morale è del tutto interiore.
E' la sua personalissima tavola dei valori, il suo nucleo costitutivo al quale non è disposto a rinunciare a nessun costo di fronte alle aggressioni o alle lusinghe dell'ordine costituito, pronto a difenderlo fino alle estreme conseguenze.
Il Ribelle è quindi un uomo che dice no.
Ma è anche un uomo che dice .
A se stesso.
Nella sua solitaria e dolorosa lucidità il Ribelle però sa che, nell'assenza di un Assoluto da cui far discendere una gerarchia fra ciò che è Bene e ciò che è Male, i valori tutti individuali in cui crede e si sforza di onorare, la lealtà, il rispetto della parola data, lo spendersi generosamente, il coraggio, fisico e morale, la dignità, non sono in sè superiori a quelli che disprezza.
Come Ivan Karamazov sa, disperatamente sa, che, nel silenzio siderale di Dio, "tutto è assurdo e quindi tutto è lecito".
Tuttavia, nonostante ciò non abbia in realtà alcun senso, il Ribelle, per l'orgogliosa percezione che ha di sè, non vuole arrendersi a questo "tutto è lecito".
E si comporta quindi come se esistesse un Tribunale superiore che lo giudica.
Il suo.
Testardamente, cocciutamente, non vuole tradire l'immagine che, a torto o ragione, si è fatta di sè.
Più che etica la sua è una coerenza e una rivolta estetica.

Il Ribelle è un uomo solo.
La sua è innanzitutto una solitudine metafisica. Ha rinunciato a Dio e alle consolazioni delle fedi collettive, religiose o laiche.
Di fronte al mistero e all'angoscia dell'esistere non ha altro compagno che se stesso.
Alla lunga la solitudine del Ribelle diventa anche esistenziale e una sorta di coatta misoginia.
Il Ribelle è un uomo che insegue Sogni.
Le donne possono amare un uomo che insegue Sogni - anzi, in genere lo amano appassionatamente, soprattutto quando sono giovani e giovane è colui che sogna - ma non amano i Sogni.
La donna è un essere troppo concreto e vitale per inseguire Sogni. Insegue figli.
E alla lunga il rapporto fra l'uomo che insegue Sogni e la donna che pretende concretezza si spezza.
E il Ribelle resta solo.
Totalmente e definitivamente solo.
Ma non può farci nulla.
E' la sua storia.
E' nato così.."